giovedì 4 marzo 2010
Il settore moda con l’acqua alla gola. “Stiamo morendo nell’indifferenza generale”
Grido d’allarme del titolare della LF Group e presidente di CNA Moda sulla crisi che coinvolge il settore e sulla chiusura di decine e decine di aziende
PESARO - “Stiamo morendo nell’indifferenza generale”. E’ lo sfogo di Michele Ferrato, imprenditore urbinate e presidente del settore tessile-abbigliamento della CNA che denuncia l’"assordante" silenzio che circonda la chiusura di decine e decine di aziende del settore moda in provincia di Pesaro, in particolare nel Montefeltro e nella ex Jeans valley. “Non siamo alla frutta - dice con un punta di sarcasmo Ferrato - ma già al caffè. Nella nostra provincia sembra che esistano solo i grandi mobilieri, i cantieri nautici ed i colossi della meccanica. Quando qualcuno di loro minaccia la chiusura o chiede la cassa integrazione, ecco grandi titoli sui giornali, servizi in televisione, interventi delle istituzioni. E noi? Di noi, piccole e medie aziende del tessile e abbigliamento del territorio nessuno parla. Eppure continuiamo a chiudere a decine senza avere alcun aiuto, solidarietà, insomma senza che nessuno si occupi di noi. Nonostante i lodevoli sforzi della Regione Marche e della Provincia di Pesaro che si sono molto adoperate per aiutare le imprese, occorre fare di più”.
Michele Ferrato, titolare della LF Group di Canavaccio di Urbino, azienda nata nel 1979 e che produce pelletteria ed accessori e che ha lavorato per grandi marchi come Versace, Armani (e che recentemente ha acquisito il brand Tonino Lamborghini), denuncia la mancanza di prospettive per un settore che un tempo era il fiore all’occhiello di questa provincia. “Non fosse bastata in questi anni la concorrenza dei paesi asiatici, oggi dobbiamo fare i conti con il lavoro nero a casa nostra. Molto spesso si tratta di comunità di cinesi che lavorano conto terzi per aziende dai pochi scrupoli. Gente che lavora in nero in spregio ad ogni regola ed in condizioni disumane e che, oltre a sottrarre lavoro alle nostre aziende alimenta, il mercato della contraffazione”.
La rabbia di Ferrato e di molti colleghi imprenditori è palpabile: “Noi facciamo di tutto per resistere e per mantenere aperte le nostre aziende, per non mandare a casa i nostri dipendenti. Ma concretamente, chi fa qualcosa per noi? In questi anni non siamo rimasti con le mani in mano. Abbiamo investito nelle nostre aziende, realizzato campionari, puntato sulla commercializzazione, acquisito brand; eppure oggi siamo tutti ad un passo nel baratro, senza contare molti dei nostri colleghi che ci sono già finiti. E il Governo, cosa ha fatto al di là degli annunci? Non abbiamo visto alcuna riduzione fiscale, né Irap ridotta o abolita, né alcuna delle tante misure annunciate”. E Le banche? Devono aiutarci invece di restringere i cordoni della borsa. Insomma occorre che si faccia realmente qualcosa e presto per salvare decine e decine di aziende di questo comparto che nella nostra provincia rischia altrimenti di sparire”.
Nei prossimi giorni una delegazione di imprenditori chiederà un incontro al presidente della Provincia, Matteo Ricci e dei comuni a più alta concentrazione di aziende del settore (Urbino, Urbania, Fermignano e Fossombrone).
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