martedì 27 ottobre 2009
L'artista Giovanni Gaggia sbarca a Milano con la performance "Ali Squamose"
Sarà assai prestigioso, ma per lui non è una novità, il palcoscenico della prossima performance dell’artista pergolese Giovanni Gaggia. Il 27 novembre, giorno della premiazione della sesta edizione del Premio Celeste 2009, Gaggia che ha partecipato anche alle ultime edizioni della Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo, sarà di scena alla Fabbrica Borroni di Milano. Protagonisti della performance dal titolo "Ali Squamose", oltre all’artista pergolese saranno Rita Vitali Rosati, Max Bottino e Desiderio.
“Giovanni Gaggia – spiega Chiara Canali – presenta una seconda anima, una duplice modalità d'esistenza estetica, "in vivo", nel tempo reale dell'evento. E' stato un percorso sentimentalmente difficile, forse l'opera emotivamente più devastante che l'artista abbia prodotto fino a questo momento”. Protagonista dell'evento performativo “Ali Squamose” è un cuore di maiale. Il cuore viene aperto in pubblico dall'artista con un coltello di ceramica, viene strizzato e asciugato, lasciando una sorta di sindone sul pavimento, e poi viene raccolto da una giovane donna, seduta su una seggiola bianca, decorata con una farfalla birmana in glitter viola, e da lei è ricucito con un filo di cotone dorato. Secondo Gaggia questa azione, che ha connessioni con diverse simbologie sacre e profane, dal potere taumaturgico dei santi all'interazione con i quattro elementi della vita, pone in antitesi "l'uomo che apre e distrugge alla donna che rompe e tiene insieme i cocci".
Il cuore aperto, prima dell'operazione di ricucitura, assume una forma simile alla farfalla dipinta sulla sedia, altro simbolo ricorrente nella poetica dell'artista, due estetiche di grande valore e agli antipodi cromaticamente e materialmente, ma che si avvicinano e si compenetrano l'una con l'altra. In tutto il suo processo performativo Gaggia intende lasciare l'osservatore con gli occhi puntati sull'azione, sulla carne, ma anche sulla bellezza, sul silenzio, sull'eleganza, sul bianco della sedia e sui lustrini ammaliati dal glitter viola.
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