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venerdì 28 agosto 2009

San Lorenzo in Campo: per i Fottutissimi continuano a piovere complimenti


L’erba cattiva del rock’n’roll prolifera grazie all’elettro pollice verde dei Fottutissimi

Se Dio esistesse probabilmente non troverebbe il tempo per salvare il rock'n'roll.
Affaccendato in mille altre faccende, si troverebbe però sgravato di una buona
parte del compito da quei satanelli di strada che rispondono al nome di "Fottutissimi". Questio trio dell'interland del Pesarese ha le corna tanto dure
da essere sopravvissuto allegramente ai "lunghi tragitti che separano la sala prove dallo studio, lungo strade vuote dove si incontrano animali selvatici e poche altre macchine", come si legge nel pieghevole interno a questo loro secondo cd.
Strade percorse in lungo e in largo per l'Italia dei palchi indie più ruspanti e fedeli alla musica del diavolo, che li hanno portati nel 2008 a vincere il prestigioso concorso nazionale "Rock targato Italia". Strade spesso vuote e solitarie, più simili ai nastri d'asfalto dei deserti americani che alle caotiche vie metropolitane
.
E ascoltando i Fottitissimi, che nulla concedono a influenze acido-lisergiche, ci vengono in mente band Usa ormai un po' dimenticate come Long Riders e Flamin'
Groovies. Itinerari che portano a riflessioni e sogni esistenziali. E a sbandate improvvise quando compaiono i curvilinei e concreti fantasmi della precarietà e della disillusione che infestano la comtemporaneità. Strade dove cresce
l'erba cattiva, l'erba del punk-rock-garage che non muore mai.
"Bad grass never dies" - dopo tre anni dall'esordio col primo album "One day" -
è stato edito da Terzo Millennio/ Divinazione/Vallemaniarerecordings
e realizzato a Genga, in Provincia di Ancona, nello studio "Vallemania Recording",
sotto la direzione artistica di Graziano Ragni, che lo ha curato nei minimi particolar. Riuscendo a rendere in pieno la schiettezza compositiva ed esecutiva delle 12 tracce che lo compongono.
Dove le sei corde e la ritmica essenziali, galvaniche e sferzanti sono piacevolmente
contaminate da testi, né banali né criptici, che si alternano dall'inglese all'italiano. Dove i riff di chitarra elettrica sono conditi da coretti e ritornelli
che sanno di sixties. Dove le sonorità hard e il taglio roco del cantato flirtano col pop. Il tutto dà la sensazione di una corsa coi capelli al vento a
bordo di una vintage maxi-cabriolet. Liberatoria.
Interrotta da una pausa in autogrill musicalmente ed estrosamente irriverente, capace in "Wild Boyz" di stravolgere e "de-paninizzare" magistralmente
in chiave dura la cover dei Duran Duran.
O da uno stop in corsia di emergenza, foriero dell'ottima ispirazione che permea di poesia le slow "Sorella libertà" e "You", o ancora dell'omaggio garage di "Beatles' song".
Insomma, complimenti di cuore al chitarrista e cantante Leonardo Landi (Jello Pj), al bassista Mattia Priori (Monkey) e al batterista Federico Velori (Fufi from
the stars). I quali dimostrano di avere davvero quell'elettrico pollice verde capace di far proliferare l'immortale erba cattiva del rock'n'roll.
Per informazioni e contatti: www.myspace.com/fottutissimi

Giampaolo Milzi
www.urlonews.it

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