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mercoledì 18 febbraio 2009

Don Giacomo Ruggeri, Adolescenti che vi succede?


Adolescenti: che vi succede? È la domanda che non posso non farmi da qualche settimana a questa parte. Vi vedo “protagonisti” stonati sui titoli dei Tg e nelle pagine nazionali e locali più che sapervi studenti, innamorati, con la voglia di giocare, crescere, fare belle scelte. Vi chiedo: queste parole sono per voi cosa sconosciuta o pensate che vi appartengono? Io credo di si.
L’adolescenza non è ne è un periodo brutto e né un periodo bello: è un tempo di maturazione e come tale porta con sé aspetti di gioia ed altri di dolore. Ecco perché dico che non c’è solo negatività o solo positività nell’adolescenza.
Ma questo periodo ben preciso dell’adolescenza non è una marmellata dove tutto si confonde con il suo contrario, sino a divenire niente. Non voglio abituarmi alle notizie che vi sbattono in prima pagina con la magra consolazione, poi, di sentir parlare di voi il giorno dopo a scuola. Che vi succede, adolescenti? Vi riconosco nei vostri volti quando siete nella vostra unicità, nella vostra cristallina personalità. Non siete cattivi, ma infelici forse. Ma di che cosa? Da chi resi tali? Che cosa si scatena quando vi ritrovate in gruppo e da amici che escono insieme si trasforma in branco di violenza.
Branco è un termine che non mi è mai piaciuto perché lo si eguaglia agli animali e voi non siete tali nel vostro cuore; lo si diviene quando l’adrenalina dello stare insieme si trasforma in violenza cieca dove ognuno aiuta l’altro a divenire ancor più cieco e solo.
Cosa vi succede, adolescenti, quando per paura di rimanere soli ed estromessi vi fate forza con il gruppo e la debolezza di uno diviene la “falsa forza” di tanti? Non prendete il gruppo di amici, o quello con il quale uscite, come scudo per le proprie pochezze e povertà. Nella vita non si diviene forti con e sulle debolezze degli altri, ma facendosi giorno per giorno lavoratori della propria vita grazie al lavoro di tanti.
Andare a scuola ed accoltellare un insegnante, riprendere con il video fonino lo stupro di una vostra coetanea, cospargersi di benzina reciprocamente dandosi poi fuoco per il gusto di vedersi on line su Youtube, vi chiedo: che cosa ci state dicendo-gridando e che noi, forse, non comprendiamo? Che mano viene tesa, ma poi subito ritratta perché quella dell’adulto, del professore, del genitore, del sacerdote è esigente? Anche voi vivrete il vostro essere adulti, ma sappiate che non lo si improvvisa: lo si tesse da mattina a sera, giorno per giorno. Ma se la quotidianità vi spaventa e per vincere la noia ci si inventa un gesto eclatante alle spese degli altri, specie più deboli, vi ricordo che la vita, al di là della fede, ha una sua verità e un suo ritorno. Si raccoglie ciò che si semina.
Adolescenti, che vi succede? Nel tempo di Facebook e di Msn, di Skipe e Iphone vi chiedo di guardarci in faccia, non tramite un monitor. Sia nel bene che nel male, sia nel bene compiuto che nel male fatto non voltiamo mai la faccia dall’altra parte, ma lo sguardo sia occhio nell’occhio e mai occhio per occhio. La vendetta ha generato sempre e solo altro male.
Adolescenti: so bene che avete un vostro nome e che questo aggettivo non vi piace. Giusto. Ma vi chiedo, pertanto, di non perdere il nome che i vostri genitori vi hanno donato nel momento del concepimento. Vi hanno chiamato figli! E quando si sbaglia, sia figli che genitori, si dica che si è sbagliato e non si giustifichi con altre parole di copertura. Nella verità di se stessa la persona non è mai morta. Ha sempre ritrovato vita. Vera.

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