Ricerca personalizzata

giovedì 18 dicembre 2008

Pergola: no alla svendita del patrimonio immobiliare


Non c’è bisogno di essersi laureati alla Luiss per sapere che non è buona norma far fronte all’ordinarietà delle spese di gestione con mezzi straordinari. Prediamo atto che l’amministrazione Borri, a parte chiusure, arroganza e miopia politica, di straordinario non ha niente.
Riteniamo comunque un grave errore l’ipotesi di vendita di immobili di proprietà comunale per far fronte alle normali esigenze di bilancio. E’ un errore grave sotto l’aspetto economico, fondamentalmente, ma anche su quello politico e sociale. L’immobile di via Antonelli e la struttura di via Catria, che l’amministrazione Borri ha deciso di alienare, sono BENI COMUNI, quindi non sono nella disponibilità ne del sindaco ne dei suoi assessori, ma dei cittadini.

Sanare le voragini di bilancio mettendo mano ai “gioielli di famiglia” equivale a una palese dichiarazione di uno stato di crisi, al “portare i libri in tribunale”. E’ bene, per la comunità, allontanare i dirigenti che la stanno portando al tracollo prima che sia troppo tardi. Pur concordando dell’antistoricità della soppressione dell’ICI (a livello continentale i municipi si finanziano con l’imposizione sulla casa) non possiamo certo attribuire le voragini di bilancio cittadine al gap nella compensazione della tassa con le rimesse statali che ammonta a poco più di 130 mila euro; più o meno lo stesso importo della morosità e incaglio dei crediti sociali (asili, scuole, trasporti etc), dai mancati introiti sulle imprese estrattive (in parte dovuti ad una modifica della normativa regionale e in parte alla mancata apertura di nuove cave) ma soprattutto ai 660 mila euro dovuti e mai incassati dai gestori del servizio idrico. La vicenda è ora sotto il monitoraggio della Corte dei Conti che non ha mancato le raccomandazioni sulla questione. Disattendere queste raccomandazioni sul rientro dei crediti equivale per l’ente pubblico una sola cosa: il commissaria mento.

Deve essere sfuggito all’amministrazione la primavera di cartelli “vendesi” che stanno fiorendo sugli immobili di ogni ordine e grado, in città come in campagna. Questi cartelli, come i palesi eccessi di offerta delle innumerevoli agenzie immobiliari cittadine, sono simbolo e sintomo della crisi del mercato del mattone che ha in qualche maniera anticipato il collasso finanziario e poi economico. Decisivo ruolo nell’ingessamento del mercato è da attribuire alla drammatica crisi di liquidità del mercato interbancario che si traduce in una scarsa propensione delle banche all’erogazione dei mutui. (“trend del mercato immobiliare 08-09” Nomisma aprile 08 – relazione Banca d’Italia – 31.5.08)

I passati tentativi di alienazione di immobili pubblici mediante asta pubblica (ex mattatoio di via San Biagio, casa colonica di Santa Colomba etc) sono miseramente falliti a fronte di un vuoto di offerte. In una condizione come questa, il maldestro tentativo dell’amministrazione Borri, alla disperata ricerca di fondi per far fronte alle esigenza di cassa e per un minimo di doni elettorali, non può sortire che due effetti: un fiasco nella vendita e/o, in caso di un prezzo abbondantemente sotto mercato, in pratica un regalo a qualche amico palazzinaro. Altre amministrazioni che in questo periodo hanno tentato di “far bilancio” (s)vendendo gli immobili comunali sono finite inesorabilmente nel mirino dei difensori civici e della giustizia amministrativa indagati per i prezzi troppo bassi applicati all’asta. Un altro appunto sul dossier che la Corte dei Conti ha aperto sull’amministrazione…

Ponendo anche il remoto caso di una vendita al prezzo prefissato, il ricavabile non sarebbe minimamente risolutivo del dissesto finanziario comunale, mentre l’unica certezza che rimane sono gli immancabili costi per il processo d’alienazione (pubblicità, asta etc).

Alla svendita del bene comune, alimentante la speculazione palazzinara, per far fronte ad esigenze di bilancio (e a finanziare campagne elettorali mascherate) diciamo un NO chiaro e definitivo. Ci dichiariamo fin d’ora disponibili ad opporci con tutti i mezzi che riterremo necessari a questa svendita ma anche a studiare insieme soluzioni per la gestione del bene comune immobiliare atte alla sua conservazione e valorizzazione. All’implementazione di piani sociali che vedano la società civile attiva nel ruolo di manutentrice e valorizzatrice dell’immenso patrimonio immobiliare pubblico (23 edifici per migliaia di metri quadri). Soluzioni a costo zero per le amministrazioni che invece ne lucrerebbero ampi interessi sociali in termini di promozione culturale, socialità, coesione etc. E in tempi di crisi vale molto più di una manciata (non risolutiva) di euro.

Il 19 dicembre 2005 Squola (e le sue 4 associazioni..ora salite a 7..) veniva sgomberata per imminente inizio dei lavoro di ristrutturazione dell’ex scuola bellisiana al fine della realizzazione di un “museo del parco dello zolfo”. I lavori iniziarono solo il 20 giugno dell’anno successivo e conclusi nell’estate 2007. Da allora la struttura è inutilizzata.

Crediamo che questo caso, il nostro, sia paradigmatico della qualità dell’amministrazione Borri e della sua opaca e omissiva maggioranza.

Spa Squola
Ya Basta Marche ONLUS – sez. Pergola
Gruppo Amici della Montagna Valcesano ONLUS
Gruppo d’Acquisto Sociale
Biblioteca Popolare Autogestita “Rita e Fernanda”
ANPI sezione Valcesano
www.squola.org

Nessun commento:

Posta un commento