sabato 8 maggio 2010
La Provincia 2020 secondo Matteo. Ricci lancia il nuovo Piano strategico: «Progetti per una comunità più felice»
PESARO – Si parte tra i capannoni della zona industriale. In mezzo ai macchinari. Nel giorno del lancio del Piano strategico, il lavoro rimane la priorità della Provincia: «Abbiamo volutamente scelto una fabbrica e non un sala convegni – ha spiegato questa mattina Matteo Ricci ai presenti, dai locali della “Centroservice” -. Un’azienda, come ce ne sono tante da noi, che ha investito senza paura. Anche in tempi di crisi economica. Con i pannelli fotovoltaici sui tetti, perché crede nelle energie rinnovabili…».
E’ chiaro il messaggio: «Non possiamo costruire il futuro se non abbiamo i piedi ben piantati nel presente. Che, oggi, è la crisi economica. Insieme alla tutela dell’occupazione».
Poi il presidente della Provincia ha declinato i «Progetti per una comunità più felice», incalzato dagli spunti dei giornalisti Luigi Luminati e Luca Fabbri. Presupposto: «Il tema della sobrietà – ha detto - deve rimanere un punto fermo del nostro agire. Non significa solo risparmio, peraltro obbligato, in periodi come questi. E’ anche nuova impostazione del rapporto tra pubblico e cittadino. E’ l’amministrazione che non si chiude dentro il Palazzo. Ma cerca di stabilire, dal presidente in poi, un rapporto tra pari. Non tra chi è sopra e chi è sotto».
Altra premessa: «Ci concentreremo ancora a lungo sulla resistenza alla crisi economica. A fine 2009 il dato della disoccupazione è del 5.9%. E fra sei mesi prevediamo si tocchi il 7% . E’ per questo che abbiamo indirizzato le risorse disponibili sul sostegno ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese…».
In mezzo ai problemi: «Perché – continua Ricci - ci siamo trovati ad aiutare i nostri cittadini a resistere, cercando di resistere noi stessi. Per via dei tagli agli enti locali, dei vincoli del patto di stabilità e delle minori entrate causate dalla crisi economica. Aggiungiamoci anche l’inverno straordinario che ci ha colpito…».
E ancora: «In questi mesi abbiamo messo in campo una serie di azioni. Scegliendo di puntare su innovazione, turismo e green economy: settori che possono crescere e aumentare posti di lavoro». Adesso, però, si apre contemporaneamente una nuova fase. «Non sostitutiva, ma aggiuntiva», ha tenuto più volte a precisare. Che allarga l’orizzonte al domani: «C’è ovunque la sensazione di galleggiare in un eterno presente – ha evidenziato -. Vedo difficoltà nel prendere esempio dai riferimenti del passato. Ma anche grandi problematiche nell’immaginare il futuro».
Per questo si entra su «Provincia 2020»: «Dobbiamo avere la capacità di mettere in campo una visione, immaginando il nuovo modello di sviluppo. Significa dire ai nostri cittadini dove li vogliamo portare. Con il loro contributo». Poi ha incorniciato il progetto: «Non dobbiamo pensare alla nostra Provincia del 2020 come la più ricca d’Italia. Ma abbiamo l’ambizione di diventare la Provincia leader nel benessere interno lordo e nella qualità della vita».
Poi Ricci ha citato Robert Kennedy: «E’ stato il primo a capire, nel ’68, che il Prodotto interno lordo misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. La crescita è fondamentale, perché altrimenti non ci sono lavoro e redistribuzione. Ma bisogna tenere conto anche dei livelli di istruzione, sanità, ambiente, sicurezza e partecipazione alla vita pubblica. Siamo sesti in Italia nella classifica del Bil. E’ un piazzamento che può ora essere messo in discussione dalla crisi. Ma puntare al primato non è fantapolitica».
E’ collegato il tema della felicità: «Se vogliamo ridare un po’ di dignità alla politica, è necessario interrogarsi sulle scelte pubbliche che possono contribuire a generarla. E la qualità della vita è una condizione…». E su questo si può costruire il “brand”, il marchio forte per il territorio: «Mi piace pensare alla nostra Provincia come a quella dell’ ”infinità felicità”. Significa anche provare a creare speranza e nuove opportunità lavorative per i nostri giovani. Che oggi vedo troppo rassegnati».
Nel dettaglio: «L’architrave sarà il nuovo Ptc, il nuovo progetto di sviluppo urbanistico del territorio. Al quale si dovranno attenere tutti i Piani regolatori dei Comuni. Rimarrà nel tempo, come segno concreto di tutta l’operazione».
In parallelo dovranno marciare i nuovi Piani settoriali: «Dovremo aggiornare il Piano dei rifiuti, perché la raccolta differenziata non sarà più un’opzione ma un dovere. Vogliamo chiudere tutte le discariche, tranne le 3 principali: Monteschiantello, Cà Lucio e Cà Asprete. E, probabilmente, ci sarà una previsione nuova sulla discarica di Barchi».
Attività estrattive: «Serve anche qui un nuovo Piano, alla luce della recente normativa regionale. Vogliamo arrivare all’autosufficienza dei materiali: è assurdo importare dalla Croazia. Lavoreremo per la bonifica e la riqualificazione delle vecchie cave».
Energia: «Se vogliamo essere la “Provincia del sole e del vento”, c’è bisogno di uno scatto in avanti sulle fonti rinnovabili. Non possiamo produrre solo il 6% di quello che consumiamo. Sul solare siamo, per il momento, soddisfatti: abbiamo già autorizzato impianti per 100 megawatt d’energia, pari al fabbisogno di 36mila famiglie. Sull’eolico c’è da lavorare. Così come sulla geotermia e sulle biomasse: servono piccoli impianti utili all’agricoltura e alla filera corta degli scarti boschivi». Non solo: «Metteremo a punto altri Piani su turismo, risorse idriche, sport e innovazione, per ridurre il digital divide». Le modalità: «Da oggi – prosegue il presidente della Provincia - si apre la fase di partecipazione. Che avverrà in luoghi reali e virtuali. Alla fine valuteremo come sono state considerate le proposte, quali contributi si sono aggiunti, quali problemi sono sorti».
E Ricci ha lanciato le prime proposte concrete: «Abbiamo approvato tutti i Piani regolatori. Ma oggi risultano sovradimensionati alla luce della crisi. Perché non avviare progetti di riconversione per alcune previsioni sbagliate? Molti lotti non partono: in che modo possiamo aiutare i territori a riconvertire scelte che oggi si sono dimostrate eccessive?»
Per il presidente della Provincia, «serve la capacità dei proprietari di inventarsi una destinazione differente, rispetto a quella ormai non adeguata. E anche la sponda delle amministrazioni, nel supportare il processo di conversione».
Altra questione: «C’è bisogno di una pianificazione urbanistica per bacini omogenei. I Comuni, oggi, non possono farsi i Piano regolatori da soli…». Quindi è entrato nel vivo, con una visione “rivoluzionaria”: «Voglio parlare di “Pesaro più Fano” come della prima città delle Marche. Altrimenti non capiremo la sfida che abbiamo davanti. Queste due città, che prima non si sono mai parlate, devono iniziare a progettare insieme. Se Pesaro pensa per sé, e Fano fa altrettanto, va tutto a svantaggio dei due centri urbani. E anche delle aree interne. Dobbiamo evitare i doppioni, serve una nuova impostazione per aree industriali, sviluppo dei porti, distretti economici e sanità. Che è, ovviamente la prima sfida, con il nuovo ospedale provinciale».
Sul futuro nosocomio: «La collocazione sarà l’ultima questione. E si individuerà nel nuovo Ptc, dopo il confronto su caratteristiche, funzionalità, viabilità, trasporti, architettura…».
Ricci ha aggiunto: «Sull’edilizia, serve un’altra impostazione. Che chiamo “costruire nel costruito”. I Prg sono sovradimensionati: è un errore continuare con varianti che continuano a consumare territorio. O almeno non può essere la regola. Anche per questo abbiamo proposto il progetto per la nuova sede della Provincia e il Palazzo della Salute a Pesaro». Sul nuovo campus a Fano: «Abbiamo lanciato l’idea perché il problema dell’edilizia scolastica è una questione strategica. E vogliamo cercare di mettere in moto meccanismi di trasformazione urbanistica. Che leghino anche economia, lavoro e sviluppo». Poi ha ribadito: «Ogni edificio, vecchio e nuovo, deve essere considerato come nodo della futura rete energetica che andremo a costruire. Il tema dell’efficienza energetica deve essere obbligatorio. In più, dobbiamo evitare la costruzione di ghetti, Perché se un quartiere diventa un ghetto non c’è integrazione».
C’è il riferimento a Urbino 2: «E’ un neo che non è più nascondibile. Abbiamo cominciato un lavoro duro, che può diventare, però, un esempio nazionale. Vogliamo intervenire con housing sociale e riconversione urbanistica dell’area».
Altre idee: «Sulla Pesaro-Urbino, nei tratti possibili, abbiamo intenzione di utilizzare la strada come rete di produzione energetica. Servirà anche a esemplificare il cambiamento in atto».
Capitolo infrastrutture: «La priorità numero uno è la Fano-Grosseto. Perché abbiamo bisogno di “sfondare” l’Appennino con la E78». Con terza corsia e opere accessorie si avrà un miglioramento della viabilità nord-sud: «Parliamo di milioni di euro di investimenti in strade: un risultato notevole che portiamo a casa a Pesaro, Fano e Mondolfo. Anche per questo dobbiamo concentrare l’attenzione sulle aree interne».
Alcuni esempi: «La Pedemontana rimane fondamentale, con una modifica che faremo nel Ptc. Riguarderà l’ultimo tratto, che diventerà il collegamento Lunano-San Marino. Per congiungere la vallata del Foglia con quella del Conca. E per ottenere risorse previste per i tratti interstatali».
Sulla Pesaro-Urbino: «Qui la priorità non è la Pesaro-Morciola, ma la Morciola-Urbino. E stiamo provando a progettare alcuni tratti di circonvallazione, sul modello di quello che è stato per Gallo di Petriano, per migliorare la viabilità, superando alcuni centri urbani. In più, prevederemo interventi su Fogliense e Cesanense. E collegamenti tra le aree industriali. Oltre a destinare tutte le risorse possibili sui nuovi asfalti».
C’è spazio anche per la ferrovia: «Bisogna uscire da un’impostazione nostalgica. Il problema non è riaprire la Fano-Urbino: non possiamo continuare con questo dibattito. Il tema vero è come colleghiamo la provincia all’alta velocità, verso Roma e verso Bologna. Se vogliamo investire su Urbino, la necessità è collegare la città ducale e le aree interne a Roma, non a Fano». Il percorso: «Una prima gamba può essere l’Urbino-Arezzo, prevedendola a fianco della Fano-Grosseto. Ma è complicato, perché parliamo di decine e decine di chilometri. Poi c’è il prolungamento della Fabriano-Pergola. E qui la priorità è il tratto Pergola-Fossombrone. Così facendo, realizziamo un pezzo di Pedemontana ferroviaria e colleghiamo buona parte delle aree interne a Roma, attraverso Fabriano…».
Sul collegamento Urbino-Fano: «Dobbiamo prevederlo urbanisticamente. Ma non può essere nell’assetto attuale: ci sono 60 attraversamenti. Serve invece un corridoio a fianco della superstrada…». C’è altro sul treno: «Il potenziamento nell’assetto attuale non è possibile. Nel vecchio Ptc avevamo previsto l’arretramento dell’autostrada. E oggi c’è un corridoio libero. Abbiamo bisogno di occuparlo: per salvarlo, in primis, altrimenti è inutilizzabile. Ma voglio proporre l’arretramento della ferrovia in quel corridoio: può diventare un progetto interregionale che riguarda Marche, Abruzzo e Molise. Perché l’ unico tratto adriatico dove la ferrovia è in riva al mare rimane da Pesaro a Termoli. Così si aprirebbero nuove opportunità per il turismo della costa adriatica, anche in termini economici…». Aeroporti: «Siamo già dentro Falconara, ma dobbiamo essere anche a Rimini. Ci arrivano un milione di turisti all’anno. E da lì si genera una forte ricaduta per la nostra economia. Abbiamo chiesto una quota simbolica per un motivo chiaro: studiare nuove strategie e opportunità per il nostro turismo». Piste ciclabili: «Sono le nostre “infrastrutture del benessere”. E’ anche un nuovo approccio culturale. Per questo abbiamo bisogno di segnarle urbanisticamente, come le strade e le ferrovie. Per Pesaro e Fano la vera metropolitana è la bicicletta. Nelle aree interne, invece, le ciclabili incentivano il turismo. Per questo dobbiamo realizzare una rete provinciale delle piste ciclabili, partendo da quello che c’è. Nei prossimi anni avremo già il collegamento Pesaro-Fano e Pian del Bruscolo-Pesaro. La vecchia tratta ferroviaria Fano-Urbino può essere, invece, la nuova ciclabile Fano-Urbino. E così Fano, Urbino e Pesaro sarebbero tutte nello stesso circuito: provate a immaginare cosa potrebbe comportare in termini di offerta turistica…». Sulle aree commerciali: «Negli ultimi anni abbiamo un po’ esagerato. Vogliamo veramente che la gente si incontri sempre più nei supermercati? Penso che le previsioni di nuove aree commerciali devono essere ridotte al minimo. Perché non ne abbiamo bisogno. D’altro canto, dobbiamo rilanciare i centri storici: con locali, ristoranti, bar e meno franchising…».
Ha chiuso con “sentimento identitario”: «Vogliamo riappropriarci del futuro. E ridare dignità alla politica e alla pubblica amministrazione. Ma questo si fa insieme, se riusciamo a rimarcare “l’orgoglio di vivere qui”…».
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