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lunedì 25 ottobre 2010

Il 99% dei Comuni marchigiani a rischio frane o alluvioni


Operazione Fiumi di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile
presenta i risultati inediti di Ecosistema Rischio 2010

Abitazioni in aree a rischio idrogeologico nell’83% dei comuni marchigiani,
nel 63% fabbricati industriali
185.000 cittadini esposti ogni giorno a frane e alluvioni

Buono il livello del sistema locale di protezione civile

Il 51% dei comuni dotato di un piano d'emergenza aggiornato

Sono 236 i comuni marchigiani a rischio frane o alluvioni, ossia il 99% del totale. Nelle province di Ancona, Macerata e Pesaro e Urbino il 100% delle amministrazioni comunali sono classificate a rischio. Seguono la provincia di Ascoli Piceno con il 97% e quella di Fermo con il 95% .

L'83% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana, il 38% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 63% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con evidente rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Complessivamente, tra abitazioni, strutture industriali e strutture sensibili si può stimare che nei 236 comuni marchigiani classificati a rischio dal Ministero dell'Ambiente e dall'UPI, ci siano circa 185.000 persone quotidianamente esposte a pericolo.

A fonte di una urbanizzazione così pesante delle aree a rischio sono ancora molto in ritardo gli interventi di delocalizzazione: solo nel 4% dei casi sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio, percentuale che scende a 1 considerando gli insediamenti industriali che insistono su aree esposte a pericolo di frane e/o alluvioni.
Nel 62% delle amministrazioni sono stati realizzati interventi di manutenzione ordinaria delle sponde e delle opere di difesa idraulica e interventi di messa in sicurezza dei corsi d'acqua e di consolidamento dei versanti franosi. Attività che non competono esclusivamente alle amministrazioni comunali e per le quali è necessario un positivo percorso che coinvolga anche le province e gli altri enti nella realizzazione di seri interventi di messa in sicurezza del territorio.

Tra le amministrazioni comunali marchigiane a rischio, sette su dieci non svolgono ancora un lavoro complessivamente positivo di mitigazione del dissesto idrogeologico.

Sono alcuni dei dati emersi dall'indagine sui comuni marchigiani effettuata da Ecosistema Rischio 2010, la ricerca curata da Operazione Fiumi - la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico - presentata questa mattina in conferenza stampa ad Ancona, da Maurizio Ferretti, direttore del Centro Funzionale Multirischi della Protezione Civile; Francesca Ottaviani, portavoce di Operazione Fiumi; Luigino Quarchioni, presidente Legambiente Marche e Milko Morichetti, responsabile protezione civile – beni culturali Legambiente Marche.

“I dati emersi dalla nostra indagine - commenta Francesca Ottaviani, portavoce della campagna - restituiscono l'immagine di un territorio endemicamente fragile, in cui troppo spesso lo sviluppo urbanistico non ha tenuto adeguatamente conto del rischio. Mentre è prioritario mantenere alto il livello di attenzione rispetto all'assetto idrogeologico ed è urgente operare per rafforzare i vincoli all'urbanizzazione delle aree esposte a rischio, affinché vengano applicati in modo rigoroso”.

Positiva la situazione relativa alla pianificazione dell'emergenza e all'organizzazione della protezione civile locale: il 86% dei comuni, infatti, ha predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi e il 51% delle municipalità lo hanno aggiornato negli ultimi due anni, fatto estremamente importante giacché disporre di piani vecchi può costituire un grave limite in caso di necessità. Il 37% dei comuni, infine, si è dotato di sistemi di monitoraggio per l'allerta tempestiva in caso di pericolo di alluvione o frana.

“Nelle Marche i comuni, le comunità montane e le province proseguono con decisione, nonostante la penuria delle risorse, il percorso per incrementare le attività di prevenzione dal rischio idrogeologico – dichiara Roberto Oreficini Rosi, direttore del Dipartimento della Protezione Civile della Regione Marche -. Finalmente con la legge finanziaria dello Stato del 2010 sono state messe a disposizione risorse significative, che entro il mese di novembre dovrebbero essere assegnate alla regione, per far eseguire agli enti locali interventi di prevenzione nelle zone considerate a maggior rischio.
In gran parte dei casi, le situazioni di cattiva gestione del territorio sono storicamente legate al periodo 1950/1970, epoca in cui non esistevano ancora strumenti normativi idonei per la programmazione urbanistica.
Credo che questa campagna di sensibilizzazione sia utile per far emergere i comportamenti di eccellenza, nella consapevolezza che comunque tutti i comuni marchigiani, anche quelli che sembrano essere fanalino di coda, stanno alacremente lavorando per risalire la classifica: è importante ricordare, tuttavia, che la gestione dei corsi d'acqua principali è un compito affidato alle province e non ai comuni”.

“Nelle Marche abbiamo un efficiente apparato di protezione civile. – spiega Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche e Milko Morichetti, responsabile protezione civile –. Tutto ciò da un lato ci tranquillizza, ma dall'altro i dati del Dossier ci spingono a chiedere alle istituzioni più coraggio in controlli ed investimenti per potenziare l'attuazione di azioni preventive, utilizzando magari i volontari per un estensivo, continuo e costante monitoraggio del territorio. Per questo siamo convinti che intervenire per mettere in sicurezza il territorio e realizzare una corretta politica di manutenzione del sistema fluviale regionale è il modo più efficace per mitigare i danni connessi a eventi calamitosi come frane ed alluvioni. Tanto più in una Regione dal fragile assetto idrogeologico come le Marche dove manutenzione e messa in sicurezza del territorio potrebbero generare anche tanta buona e sana economia”.

È l’amministrazione comunale di Senigallia (AN) ad ottenere la posizione più alta nella classifica di Ecosistema Rischio 2010, raggiungendo il punteggio di 9,5. Si distinguono comunque in positivo, con il punteggio di 7 in pagella, il comune di Montecopiolo (PU) e Loro Piceno (MC). Emerge in negativo, invece, il comune di Falconara Marittima in provincia di Ancona, che pur avendo abitazioni, industrie e interi quartieri presenti in aree a rischio non ha avviato alcun intervento di delocalizzazione, né si è dotato dei necessari strumenti per organizzare un buon sistema locale di protezione civile.

All'indagine hanno risposto 84 comuni, corrispondenti al 36% delle amministrazione a rischio idrogeologico della Regione.

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