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martedì 5 gennaio 2010

Valcesano, sicurezza: Squola e Anpi rispondono alla Lega Nord. "Noi non abbiamo paura"


*NOI NON ABBIAMO PAURA*
Lettera aperta del network sociale Squola - Spazio Pubblico Autogestito e
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - sezione Valcesano, al responsabile vallivo della Lega sig. Nadio Carloni, in merito all'articolo apparso su L'Occhio della Valcesano http://marcospadola.blogspot.com/2009/12/valcesano-sicurezza-per-la-lega-nord.html il 23 dicembre 2009


"Concordiamo con Lei signor Nadio Carloni, responsabile della Lega.

La gente non ne può piu’ e questa questa valle non è un'oasi felice.

Non crediamo possa essere felice gente che scappa dalla propria terra.
Le statistiche sulla crescita demografica negativa stanno li a dimostrarlo. Non scappa sicuramente perché non si sente sicura nelle proprie case. Scappa perché non esistono possibilità di inserimento e sviluppo sociale nelle nostre terre. Scappano laureati e professionisti. Scappano gli artisti..

E chi rimane è in pericolo. Dia una occhiata ad un cantiere edile o ad una cava: il pericolo dovuto alla noncuranza delle normative sul lavoro è palpabile. Lo stesso nelle fabbriche e nei laboratori metalmeccanici. Sull’esigenza di maggior controllo anche noi concordiamo. Non c’e bisogno di telecamere ma di controlli non episodici sui posti di lavoro, che si verificasse il rispetto delle pur labili normative che regolano il lavoro nei centri commerciali e nei precarissimi servizi. Anche noi
invochiamo e a gran voce una presenza pubblica che sia strutturalmente in grado di verificare come vengono smaltiti i residui delle verniciazioni industriali nel nostro distretto, come vengono interrati i rifiuti degli oleifici, come viene inertata la risulta degli allevamenti dei suini. Il rispetto delle normative su piani regolatori e sulle attività estrattive, noi crediamo, alla luce di quanto siamo costretti a subire ogni giorno, sia dovuta.

La cronaca odierna ci insegna che le rapine, quelle vere, si fanno mediante contratti, appalti e carte bollate e superano di gran lunga, per frequenza e importi, quelle classiche, “a mano armata” per capirci.

Meno paranoie securitarie, inquisizioni etilometriche, investigazioni proibizioniste, deliri telecameristici al limite del voyerismo, quindi, e una organicità di controlli di grande valenza sociale e ambientale.
Questi, segretario, sono naturalmente solo consigli, di chi, a pari suo, queste meravigliose e disgraziate terre le abita. Di chi già fa un pericoloso aereosol di polveri sottili, di curiosi fumi di equivoche “fabbriche di pellet”, e vede la propria terra e la propria acqua svenduta alla speculazione. Che siano speculatori classici, come quelli della sterminata stesa di capannoni vuoti della valle, chi di quelli moderni. Quelli che che vogliono piazzare decine di mostruosi mulini a
vento sui nostri crinali o progetta ben tre dighe su un fiume che ormai è una “wadi” come il Cesano.

Nelle nostre terre c’è grande depressione, è vero. Ma sicuramente non è un territorio infestato da covi sovversivi, cosche criminali o baby gang.


La causa del non statisticamente provato aumento di fenomeni di devianza noi crediamo sia dovuto eventualmente ad una precarietà sociale selvaggia che si disvela, nel nostro entroterra, in tutta la sua nefasta potenza. I laureati costretti a migrare verso i purgatori della precarietà al nord o sulla costa, per gli altri c’è il deserto della precarietà, dei straordinari non pagati delle micro imprese, dei vanescenti contratti con gli enti pubblici, di lavori che non bastano a
pagare il conto del benzinaio, il mutuo o l’affitto.

Il furto di futuro, condiviso a livello generazionale e a livello nazionale, nelle banlieu subappeniniche assume connotati drammatici.

Ad aggravare la sofferenza sociale (e in parte generazionale) l’assoluto vuoto di proposte e di intervento e protagonismo, di socialità consapevole, di svago accessibile alle tasche dell’operaio, e di una cultura che non sia derivazione diretta del mercato.

Un intervento pubblico di stampo repressivo come quelli che lei auspica non può che essere una scorciatoia che evidenzia il fallimento dello stato nell’azione sociale. Potrà forse servire per tacitare coscienze politiche colpevoli della scarsa attenzione alle sofferenze e alle trasformazioni che coinvolgono il tessuto cittadino e quella parte dell’opinione pubblica di estrazione reazionaria. Forse a prendere una manciata di voti in piu alle prossime elezioni regionali.
Non certo a risolvere il problema.

Una presenza episodica e per di più di segno errato, ci creda Signor Segretario, non può che aggravare la situazione esacerbando gli animi e il senso di distacco dei giovani dalle istituzioni ormai percepite solo come quelli dell’autovelox, del Serd o delle tasse.

Non ci interessa ci creda la polemica. Ne per stile ne per prendere voti a elezioni alle quali non saremo quasi certamente rappresentati.
Nonostante questo vorremo farle notare come è il suo governo ad aver tagliato i fondi agli apparati repressivi e di sicurezza dello stato. E non certo per destinare le risorse a scopi sociali, ambientali o di solidarietà internazionale. Forse per finanziare l’occupazione militare di terre lontanissime in nome e per conto delle multinazionali o per mandare in giro autoblindo mimetiche nelle periferie delle città come fossero montagne di Kandahar o per la regionalizzaizone della lingua
nelle televisoni regionali quando non in fantomatici ponti sugli stretti.

Sia gentile signor Segretario: nella risposta alla presente (che noi auspichiamo perché crediamo nel dialogo) non ci chiami “no global”.

A Copenhagen abbiamo visto chi lottava per il pubblico, per il Globale, e chi no".


www.squola.org

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