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mercoledì 2 settembre 2009

Pesaresi: popolo di pigri!


Pesaro? Una delle città con più iscritti a palestre e centri fitness in Italia ma tra le più pigre quanto ad abitudini e comportamenti. In tanti sono disposti a fare chilometri di corsa su un tapis roulant o in bicicletta da corsa sulle colline, ma in pochi sono disposti a camminare a piedi, ad usare la bici in città o, più semplicemente, a fare qualche rampa di scala.

Lo statistiche degli enti addetti alla manutenzione e al controllo svelano infatti la poca voglia a fare le scale da parte dei pesaresi che - almeno stando al numero di interventi di manutenzione effettuati - è salito in maniera piuttosto sensibile.

Con una media di 70-80 corse ad impianto, Pesaro è infatti una delle città in Italia che fa più uso di impianti di risalita. Se si calcola che in provincia di Pesaro gli impianti certificati nei condomini sono più di 3.000 (di questi quasi 2.600 controllati direttamente dall’Arpam), e che ci sono 400 ascensori tra uffici pubblici, enti, imprese si calcola che siano almeno 272 mila al giorno le corse degli ascensori. Dei 3.400 impianti, quasi la metà è in servizio da oltre 35 anni. Ovvio che il problema della manutenzione degli impianti siano uno dei problemi principali, visto anche la mole di lavoro che ogni ascensore deve affrontare ogni giorno. Ma anche quello dei nuovi impianti da installare negli edifici è un settore particolarmente delicato.

“Si tratta – dice il responsabile provinciale degli impiantisti CNA, Fausto Baldarelli - di un mercato decisamente poco stabile e strettamente legato allo sviluppo dell'edilizia. Questo comporta una concorrenza particolarmente aspra tra le aziende del settore, che spesso propongono prezzi ai costruttori edili senza tener conto dei costi effettivi di gestione, ma con il solo scopo di aggiudicarsi l'impianto per poi ottenere la sua eventuale futura manutenzione. A Pesaro e provincia, come si vede dai dati, il 60% degli ascensori è in funzione da più di 20 anni e circa il 40% da più di 30. Ed è dunque la manutenzione il vero obiettivo della competizione tra le imprese installatrici del settore. «Al di là delle diverse tipologie di contratti di manutenzione che le imprese propongono - afferma Fausto Baldarelli di CNA Installazione impianti - siamo del parere che i contratti di manutenzione debbano avere una durata minima di almeno tre anni, anche in considerazione del fatto che la norma vigente obbliga il proprietario dell'immobile a fare eseguire ogni due anni la verifica periodica da un ente notificato. Se infatti un proprietario di un immobile decide di cambiare impresa ogni anno, la responsabilità di manutenzione non eseguita correttamente su chi ricade?»

Per questo gli ascensoristi aderenti invitano proprietari di case, amministratori di condominio, responsabili di enti pubblici a diffidare di campagne promozionali che scontano i canoni di manutenzione perché vi è il rischio concreto che la garanzia di viaggiare sicuri data da buoni anni di manutenzione venga meno. Una buona manutenzione è sinonimo di risparmio perché allunga la vita dell’impianto e dei componenti e garantisce sicurezza.

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