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martedì 1 settembre 2009

Ospedale di Mondolfo, per il consigliere provinciale dell'Idv Papolini: "Un futuro da condividere"


La sanità è un dei temi più caldi di questa fine estate. Se a Fano impazza la polemica sul prolungamento dell’accorpamento di alcuni reparti e i ritardi nelle ferie dei dipendenti, a Mondolfo tiene banco la realizzazione di una casa della salute nell’ex ospedale Bartolini. Sulla questione dopo il vice sindaco, Francesco Moschini, interviene il consigliere provinciale dell’Idv, Massimo Papolini.
“Ho seguito con attenzione il dibattito relativo alla casa della salute o country hospital, secondo la versione marchigiana, e voglio dire la mia su un tema molto importante per una comunità come quella mondolfese. Un argomento che riguarda il nostro presente e futuro ed una maggiore vivibilità nel nostro Comune. Per questo chiederei di non ridurre la questione a pura contrapposizione politica ed a schermaglia mediatica. Ritengo che, solo con l’appoggio dei cittadini ed un’adesione trasversale al progetto ci sia la forza per rendere concreta questa ipotesi o, se si ritiene, percorrere insieme una strada diversa”.
Paolini si rivolge alla giunta mondolfese.
“Chiedo di non limitare il dibattito a qualche fredda rendicontazione giornalistica, troppo scarna per far capire al cittadino di cosa stiamo parlando. Non ci si limiti solo a parlare con l’assessore regionale nei palazzi del potere ma si rendano pubblici incontri, prospettive e tempi di realizzazione”.
Un ruolo importante lo deve giocare anche la cittadinanza.
“Attraverso associazioni, comitati, gruppi di persone, singoli individui bisogna ricominciare a prendere posizione, entrare attivamente nelle questioni, uscendo da quel torpore che ci allontana anche da questioni fondamentali come questa. Sarebbe bene organizzare incontri pubblici e cominciare a guardarci negli occhi, soprattutto valutare in tutti i suoi aspetti il progetto, avvalendoci anche della decennale esperienza della struttura di Arcevia. E’ importante capire come la struttura possa rispondere a necessità sentite dai cittadini e quali opportunità lavorative possa dare alla nostra comunità, senza che ad approfittarne siano sempre ed esclusivamente medici che non necessitano ulteriori benefici. Ritengo che potrebbe essere fondamentale, in una struttura così “leggera ed amichevole”, una figura di guida alle famiglie che, soprattutto nel caso di malati oncologici, ma non solo, si trovano spaesate al sopraggiungere di una grave malattia. È per questo che ritengo che serva un dibattito, per far si che una nuova struttura non nasca già vecchia rispetto alle esigenze della popolazione. Io per primo, mi metto a disposizione per fornire un appoggio organizzativo e per avviare un cammino che metta da parte le rispettive appartenenze politiche”.

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