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lunedì 30 marzo 2009

Pubblico trasporto, lettera aperta (Prima puntata): l'errante, l'errore e l'eroe


Pubblichiamo a puntate la lunga ed interessante lettera aperta sul Pubblico trasporto scritta da Luigi Livi

L’ERRANTE, L’ERRORE E L’EROE

LETTERA APERTA a tutti i responsabili del PUBBLICO TRASPORTO:
pubblici amministratori, gestori e cittadini
(tutti potenziali e auspicabili utenti)

Cari concittadini,

sono sicuro che, come me, siete infastiditi dalle automobili:

- quando cercate un posto per parcheggiare la vostra
- quando scoprite di pagar tasse per farle costruire
- quando siete in casa e il rumore vi impedisce di conversare
- quando non riuscite ad attraversare la strada
- quando vi dicono che CO2 e PM10 hanno superato la soglia della pericolosità
- quando qualche amico o parente scopre di avere un tumore
- quando non riuscite a fare il pieno perché non vi bastano i soldi
- quando vedete che senza automobile non si può lavorare né essere disoccupati
- quando vedete che senza automobile non è possibile neanche star male
- quando vedete che senza automobile non si vive
- quando scoprite che nel 2007, sulle strade italiane, sono morte 5.131 persone per incidenti stradali (14 al giorno) e ne sono rimaste ferite 325.850 (920 al giorno)
- quando scoprite che il costo sociale di tutti questi incidenti ammonta a 4 miliardi di euro, il 2,4% del PIL

PER FORTUNA ESISTE IL PUBBLICO TRASPORTO

Ecco i dati che il competente assessore provinciale ha comunicato durante un importante convegno regionale svoltosi a Pesaro nel giugno 2008: 15 milioni di euro è il gruzzolo di denaro pubblico versato ogni anno nelle casse di Adriabus, azienda unica di pubblico trasporto provinciale, che ogni giorno sguinzaglia 380 corriere su cui salgono 25 mila passeggeri (di cui 18 mila studenti). Tutti noi contribuiamo dunque a finanziare il pubblico trasporto: i nostri 15 milioni coprono il 70% della spesa reale; il restante 30% (5 milioni di euro circa) viene coperto da biglietti e abbonamenti dei 25 mila viaggiatori.
Altri denari pubblici – provinciali, regionali e statali – entrano in Adriabus ma nessuno ha mai chiarito con esattezza quanti: qualcuno parla del 70% della spesa di acquisto corriere ma senza precisare cifre che comunque, anche senza essere ingegneri del trasporto, si possono facilmente immaginare enormi. Si parla anche di spese per pali di fermata, qualche pensilina, futuristici tabelloni luminosi, fantasiosi totem e promozioni varie: spese anch’esse non quantificate nel convegno di cui sopra ma certamente non irrisorie.

PROVIAMO A FANTASTICARE

Se i dati sopra esposti sono esatti, la spesa totale di gestione del pubblico trasporto è di circa 20 milioni di euro l’anno, di cui 15 milioni di euro direttamente a carico dei contribuenti. Se i restanti 5 milioni, derivanti da biglietti e abbonamenti, fossero divisi fra i 380 mila cittadini della nostra Provincia, ce la caveremmo con appena 13 euro a cranio l’anno. Sborsata tale cifra, ogni cittadino avrebbe il diritto di viaggiare gratis tutte le volte che vuole su tutte le corse che vuole, e si potrebbe anche sperare che qualche automobilista si convinca a lasciare a casa il suo cavallo d’acciaio.
Attenzione! Da sondaggi appositamente commissionati, pare che un’altissima percentuale di cittadini non salirebbe in corriera neanche gratis. Questo dato viene raccontato nei convegni e tutti ridono, compresi gestori e pubblici amministratori: evidentemente non pensano alla possibilità di aver contribuito a causare un tale gravissimo disprezzo, da parte dei cittadini, verso il pubblico trasporto.
Tornando ai nostri ipotetici 13 euro a cranio, da aggiungere al già cospicuo prelievo fiscale, possiamo immaginare l’imbarazzo della pubblica amministrazione a chiederceli. Ma il nostro pensiero vola ai giorni in cui, senza batter ciglio, si è avuto il coraggio di mungere molte famiglie di 15 euro, e soltanto per comunicare alle autorità di avere controllato i fumi delle caldaie. Fumi ipotetici allora, fumi reali ora (quelli delle automobili), che lasciando l’auto in garage e salendo in corriera potremmo assai ridurre.
Se chiedere 13 euro l’anno a ogni cittadino ci sembra una proposta così indecente, potremmo allora tentare di abbassare la cifra prelevando qualche zero-virgola dai carburanti, dalle autostrade, dalle multe, da bolli e assicurazioni, dalle vendite di automobili, da qualche reddito stratosferico di managers o presunti tali, dai compensi ai pubblici amministratori... e via fantasticando.


Raggiunta la cifra necessaria, diventerebbero inutili anche le assurde macchinette per i biglietti, spesso inefficienti e bisognose di manutenzione, e anche le salatissime consulenze per lo studio della bigliettazione. Si potrebbe risparmiare sui controllori, improbabili moralizzatori di cittadini sempre più indignati (in quanto controllati e in quanto impotenti nel controllare i controllori). Si potrebbero tranquillizzare gli autisti, sempre più zelanti nell’ingaggiare eroiche diatribe con cittadini (abbronzati) renitenti all’acquisto del biglietto. Si potrebbero anche tranquillizzare i viaggiatori innocenti e pagatori di regolare biglietto, spesso costretti a subire le diatribe fra abbronzati gesticolanti e autisti (anch’essi gesticolanti e urlanti ma, al tempo stesso, custodi di un pericoloso strumento detto “volante” a cui è legata l’incolumità propria e dei trasportati). Si potrebbero tranquillizzare perfino i sindacati, che non dovrebbero più preoccuparsi di custodire e preservare le specifiche mansioni dell’autista.
Pagando una piccola cifra ognuno, tutti saremmo liberi di viaggiare sui mezzi pubblici. Ecco come la fantasia ci porterebbe a immaginare e desiderare una società ideale; il buon senso ci suggerirebbe anche una via possibile per costruirla ma la stupidità umana ci costringe a rinunciarvi.

EROI

Come tutti ormai sanno, è stata una regolare gara d’appalto ad affidare all’azienda Adriabus il pubblico trasporto del nostro territorio provinciale. Espletata la gara, è iniziata una lunga e complessa trattativa per concordare i dettagli dell’erogazione del servizio: da un lato l’assessore provinciale competente o chi per lui, dall’altro l’azienda. A giudicare dalle informazioni fornite dall’assessore stesso (e-mail 27 ottobre 2008), la trattativa è stata teatro di ripetuti atti eroici: le capacità diplomatiche dell’uno hanno indotto l’altra a concedere ben il 10% delle modifiche di orari e percorsi, il doppio di quanto previsto dalla normativa. Addirittura l’azienda avrebbe anche donato dei chilometri in più, tanto ha a cuore la qualità della vita dei cittadini.
Tante capacità manageriali, tanto eroismo e dedizione avrebbero dovuto portare il nostro pubblico trasporto ad alti livelli di offerta e conseguente aumento di utenza (ben oltre quei 7 mila giornalieri, studenti esclusi).
Per ora, non sembra.

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