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venerdì 1 ottobre 2010

San Lorenzo in Campo, crollo mura palazzo Amatori: 7 imputati


Chiesto il rinvio a giudizio di proprietari e tecnici. Accuse a Soprintendenza e Comune

La tragedia è stata sfiorata e sarebbe stata una strage se il crollo fosse avvenuto due settimane dopo quando, nella grotta implosa sotto il peso delle mura storiche, si sarebbero trovati i ragazzi che lì allestiscono un’osteria per la fiera Mercanti e mestieri.

E’ una serie impressionante di imperizie, carenze, leggerezze e disattenzioni quella che contesta la procura della Repubblica di Pesaro al termine delle indagini sul crollo delle mura perimetrali del cinquecentesco palazzo Amatori.

Le mura, sotto il giardino storico del palazzo, vennero giù con un boato, lungo un fronte di 30 metri e per un’altezza di 20, la mattina del 25 luglio 2007 svegliando i residenti del centro storico di San Lorenzo in Campo. Il pubblico ministero Massimo Di Patria, dopo tre anni di indagini e consulenze tecniche, accusa di disastro colposo sette imputati: i proprietari dell’immobile, i progettisti del restauro conservativo delle mura portato a termine due anni prima, l’esecutore di tali lavori, il responsabile dell’intervento presso la Soprintendenza regionale per i beni architettonici e il capo dell’ufficio tecnico del Comune di San Lorenzo in Campo.

In sostanza sono tre i livelli di responsabilità individuati dalla procura: avere realizzato il restauro conservativo delle mura senza la dovuta perizia, non aver vigilato sull’esecuzione dei lavori e, in seguito, aver trascurato gli allarmi ripetuti dei residenti sulle precarie condizioni delle mura, dove si erano aperte vistose crepe. Insomma, secondo l’esito dell’inchiesta penale si tratta di un disastro annunciato: una tipica vicenda italiana fatta di negligenze e incuria che, in questo caso, solo per ragioni fortuite non ha registrato vittime. Infatti, il crollo - che causò l’evacuazione di tre abitazioni e di 35 anziani della casa di riposo Zaffiro ospitata nel palazzo Amatori - avvenne alle 7.45 quando la grotta, che si affaccia su via Tiberini, era chiusa e soprattutto nel momento in cui nessuno transitava lungo la via, completamente ostruita dalle macerie.

Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio di: Giovanni Guidi, 74 anni di Serra Sant’Abbondio, e Gabriella Tombolesi, 43 anni di Pergola, rappresentanti della società Della Rovere proprietaria dell’immobile e committente dei lavori; lo stesso Giovanni Guidi come titolare dell’impresa omonima che eseguì il restauro; l’architetto Remigio Bursi, 62 anni di Fano, l’architetto Luisa Landi, 45 anni di San Lorenzo in Campo, e il geometra Fernando Marchetti, 50 anni di Pergola, progettisti dell’opera (Marchetti anche per il ruolo di direttore dei lavori strutturali); l’architetto Biagio De Martinis, 53 anni di Senigallia, nella veste di responsabile del procedimento presso la Soprintendenza per i beni architettonici; il geometra Paolo Piersanti, 53 anni di Mondavio, responsabile dell’ufficio tecnico comunale. In particolare, vengono contestate l’assenza di un’analisi statica preventiva delle condizioni di equilibrio passate e future delle mura anche in relazione alla spinta della terra e dell’acqua di accumulo e la mancanza di un sistema di drenaggio. Il geometra comunale è accusato di non aver vigilato sui lavori e di aver omesso qualunque intervento in seguito all’esposto di una residente che evidenziava due evidenti crepe nelle mura.

Lorenzo Furlani


Il sindaco nega responsabilità

“A suo tempo abbiamo fornito, su richiesta, tutta la documentazione alla procura della Repubblica dalla quale risultava che il Comune aveva fatto tutto ciò che era di sua competenza”. Il sindaco Antonio Di Francesco non è al corrente della chiusura delle indagini sul crollo delle mura di palazzo Amatori e, soprattutto, non è stato informato della richiesta di rinvio a giudizio per disastro colposo avanzata dal pubblico ministero anche per il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Paolo Piersanti. “Non abbiamo deciso alcuna iniziativa legale - afferma - lo faremo appena riceveremo un atto formale. A suo tempo dissi solo che ci saremmo riservati la possibilità di adire le vie legali contro quelli che sostenevano che avevamo sottovalutato l’allarme sui rischi di un crollo”. Possibilità svanita visto che le “voci” a cui si riferisce il sindaco, molto rumorose all’epoca, nel frattempo sono diventate un formale atto d’accusa della procura.

Dal Corriere Adriatico di venerdì 1 ottobre 2010

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