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venerdì 10 aprile 2009

Pubblico trasporto, lettera aperta (Quarta puntata): l'errante, l'errore e l'eroe


Pubblichiamo a puntate la lunga ed interessante lettera aperta sul Pubblico trasporto scritta da Luigi Livi

L’ERRANTE, L’ERRORE E L’EROE

LETTERA APERTA a tutti i responsabili del PUBBLICO TRASPORTO:
pubblici amministratori, gestori e cittadini
(tutti potenziali e auspicabili utenti)

ROARRRRRR – CIUFF

Un altro bell’argomento convegnistico, come già accennato, è la bigliettazione comune fra corriere e treni: “il titolo unico di viaggio indifferenziato su ferro e su gomma”, così declama il nostro competente assessore provinciale, inserendo l’argomento fra le sperimentazioni già in atto. E’ una gran bella pensata poter scegliere corriera o treno, a seconda dell’orario più comodo, senza dover pagare due volte!
Insieme ad altri compagni di viaggio abbiamo indagato, sia presso le Ferrovie sia negli uffici Adriabus, per avvalerci di questa preziosa opportunità. Nessuno ne sa nulla. Forse gli impiegati non erano presenti ai convegni. Forse i convegnisti, presi dall’entusiasmo per l’iniziativa, si sono dimenticati di informarli. O forse era un semplice argomento “da convegno” e nessuno ha mai pensato veramente di realizzare tale innovativo progetto.
Illuminante è stata l’informazione ricevuta un bel giorno dello scorso febbraio da un simpatico e disponibile omino nell’ufficio di Fano-Pincio: “la convenzione fra Adriabus e Ferrovie non è più stata rinnovata da oltre un anno”.
Se la notizia è vera, la situazione assume toni grotteschi:
mentre gli amministratori, i consulenti, i sindacati e gli imprenditori “industriali” preparavano il convegno di giugno 2008, non hanno pensato che era scaduta la convenzione con le ferrovie?
nessuno ha informato l’assessore provinciale che la sua entusiastica declamazione di operazione sperimentale in atto in realtà non era per niente in atto perché scaduta e non rinnovata?
oppure tutti sapevano della scadenza e tutti l’hanno lasciata scadere così avrebbero potuto riproporre il progetto con nuovo entusiasmo (e nuove consulenze)?
cosa deve pensare uno stupido cittadino che prova a partecipare ai convegni e a leggerne gli atti?

IL SINDACATO, QUESTO SCONOSCIUTO

Si è già narrata l’attitudine di alcuni autisti alla funzione di controllori e moralizzatori di quel manipolo di furbi che vorrebbero viaggiare pagando poco o nulla. Mi sembra un’aspirazione nobile e anche un po’ eroica, visto che non rientra pienamente nelle loro mansioni. Mi chiedo: perché non potrebbero addirittura tornare a fare loro stessi i biglietti? NO, si disse qualche anno fa, l’autista non può occuparsi dei biglietti perché impegnato nel delicato ruolo di condurre il mezzo; deve potersi concentrare sulla guida e offrire così la massima sicurezza ai passeggeri. Bene. E’ stata una buona conquista sindacale e un bel passo avanti verso la civiltà, sia del passeggero che del lavoratore-autista. Perché allora non estendere tale conquista anche all’esonero dal controllo dei biglietti?

Sarei curioso di sapere cosa pensa oggi il sindacato dell’autista che – guidando – si
sente in dovere di compiere le seguenti azioni:

colpire a pugni la macchinetta dei biglietti quando fa capricci
controllare i biglietti appena usciti dalla macchinetta
litigare a voce alta e a gesti, attraverso lo specchio retrovisore o anche direttamente, contestando la cifra pagata perché non corrispondente alla tariffa
richiamare all’ordine quanti – per furbizia, perché abbonati o perché possessori di biglietto già fatto sulla precedente corriera – scivolano silenziosi verso i sedili senza “disturbare il guidatore”
spendere molte energie per dimostrare scientificamente – a coloro che insistono a pensare, alla luce dei fatti, che l’autista si occupa anche dei biglietti – che invece NO: non spetta all’autista fare biglietti né spicciare soldi né dare informazioni sui prezzi.

Un viaggiatore (non abbronzato) ha confessato che da anni opera l’auto-riduzione del prezzo del biglietto; ritiene che sia troppo caro e ha deciso di pagare un po’ meno. Nessuno ha mai controllato se la cifra da lui pagata corrisponde al tragitto percorso. E’ evidente che la sta passando liscia perché è insospettabile; è evidente che è insospettabile perché non è abbronzato. “Razzismo” è un termine obsoleto: cosa ne pensa il sindacato?

FIAT VOLUNTAS TUA

Mi viene da pensare che questa lettera è inutile perché il mondo, “buonista” o “cattivista”, guarda comunque altrove.
Nei convegni e nelle chiacchiere assembleari dichiariamo tutti di desiderare la riduzione del traffico privato per limitare l’inquinamento e migliorare la qualità della vita. Al tempo stesso aspiriamo tutti alle automobili più belle, più comode e più veloci; addirittura, con le varie rottamazioni, ci regalano soldi per cambiarla: è come lottare contro l’alcoolismo regalando una cassa di vini a ogni famiglia!
Mi chiedo se tale paradossale situazione non sia motivo sufficiente perché gli assessori ai trasporti di tutta Italia si dimettano. Tutti, in massa, a scopo dimostrativo.
E nell’andarsene, non potrebbero anche suggerire – in alternativa alla rottamazione di auto in buono stato – la rottamazione delle industrie automobilistiche una volta per tutte? La collettività dovrà poi, giustamente, farsi carico dei milioni di lavoratori che ne resterebbero a spasso; ma, dal momento che li dobbiamo pagare comunque, non potremmo pagarli per piantare alberi? Forse ci costerebbero anche un po’ meno. Ecco un bel progetto occupazionale: piantare alberi, mettere in ordine prati, coltivare orti e campi. Naturalmente con trattori FIAT e magari allargando la produzione a vanghe e zappe FIAT, aratri FIAT, sementi FIAT per produrre grano e orzo FIAT, mangimi FIAT per produrre letame FIAT, con cui fertilizzare prati, orti e campi e chiudere così il ciclo.
Oppure si potrebbe suggerire alla FIAT di incrementare la produzione di corriere (chissà perché nessuno le vuole?) e treni. Invece NO. Bisogna costruire (e vendere, dunque usare) automobili per forza. Meglio ancora se si costruiscono in Polonia, così gli agnelli e ovini vari nostrani avranno modo di guadagnare di più. Salvo poi accorgersi che, producendo dove costa poco, si è tolto a noi il lavoro e, di conseguenza, la possibilità di acquistare. Tutte queste scaltre operazioni manageriali hanno prodotto il casino che ancora neanche immaginiamo ma ogni agnello, fiat o non fiat, è ancora saldamente al suo posto a cercare una soluzione ai problemi creati con gli stessi procedimenti che hanno portato a crearli.
“I cittadini italiani stiano tranquilli”, esclamano alcuni silvi nei salotti televisivi, “si continui a comprare e a far debiti allegramente”. Acquistare, anche a debito, è un buon modo per pagare meno tasse: ad esempio – tornando ai trasporti – per un libero professionista, acquistare una grossa auto è un buon modo per ridursi le tasse, e lo può fare anche avvalendosi dei contributi per la rottamazione. Risibile è invece la possibilità di scaricare nella dichiarazione dei redditi gli abbonamenti di treni e corriere. Ma in che società viviamo? Che cazzate ecologiche andiamo raccontando nei convegni? Politici che viaggiano in grandi automobili e costosi studi di consulenza monopolizzano e addormentano il dibattito mentre tutto il mondo si sbudella per sostenere il mercato dell’auto; tutti immersi nel CO2, PM10 e chissà quante altre porcherie che fanno diventare tumorali le nostre cellule sempre più incazzate.
Continuiamo pure a comprare automobili! Faremo così circolare denaro e risolleveremo le sorti della nostra economia: le nostre corriere resteranno vuote e i nostri polmoni sempre più pieni di veleni di ogni genere; pubblici amministratori e Adriabus si accontenteranno dei 20 milioni l’anno e dei miseri 25 mila passeggeri, che già creano abbastanza disturbo (soprattutto quelli che scrivono lettere); l’aumento dei tumori e degli incidenti stradali darà lavoro a medici, infermieri, farmacisti e meccanici. Si alzerà il PIL e tutti vivremo (e moriremo) felici.

DOLCE MALINCONIA

Sono mesi che al blog www.fuoritempo.info non giungono segnalazioni sul pubblico trasporto. Potrebbe trattarsi di rassegnazione: l’utente in difficoltà accetta il suo destino, soffre in silenzio e medita il ritorno alla sua auto privata. Potrebbe trattarsi di indifferenza: l’utente in difficoltà, dopo i nuovi orari del 15 giugno 2008, è già tornato alla sua auto privata. Potrebbe anche trattarsi di soddisfazione: il pensionato che, senza fretta, da Pergola deve andare a far visita alla vecchia zia a Sterpettine ha finalmente trovato l’occasione della sua vita: una corriera cadenzata che gli permette di andare e tornare a qualunque ora. In corriera si sentirà a casa sua; anzi, la corriera sarà proprio tutta sua, perché la troverà sicuramente vuota.
Ecco perché è inutile questa lettera, come sono state inutili le precedenti, come saranno inutili le prossime. Inutile perché la politica del comando in realtà non comanda ma è comandata: è comandata dalla maggioranza e dalla minoranza, con reciproci scambi di attenzioni; è comandata dai posti di lavoro, gestiti e spesi come moneta sonante; è comandata dai luoghi comuni, dalla pigrizia, dalla faciloneria, dall’arroganza e da un sindacalismo di cui sarei curioso di sapere che cosa ne penserebbe il povero Di Vittorio, se potesse vedere.
E’ questa la mesta conclusione di questo lungo scritto che, come tutti gli altri, rimarrà senza una vera risposta. Ma sopravviverò e, come ogni italiano, mi adatterò a ogni silvio, senza discutere. Quanti silvi dovremo ancora trovare sulla nostra strada e in fondo al nostro animo?

NOI, LA GENTE

Ognuno di noi si trova al centro dell’universo perché, ovviamente, vede l’universo intorno a sé. E’ dunque normale che veda tutti gli altri esseri umani – la gente – come un’entità alternativa a se stesso. Ognuno di noi ha quindi la consuetudine di attribuire alla gente, cioè a tutti gli altri, la responsabilità delle azioni che inficiano il vivere comune: “la gente è matta”, “la gente non capisce”, “la gente va inutilmente in giro con la macchina”, “la gente non sa parcheggiare”, “ma dove andrà tutta questa gente”, “la gente non vuol viaggiare in corriera”, “la gente non vuol pagare il biglietto”, “la gente non salirebbe in corriera neanche se fosse gratis”, “la gente è stufa”.... e via narrando.
Ora, se speriamo di poterci togliere dagli impicci scaricando sulla “gente” la grave situazione del pubblico trasporto, ci sbagliamo di grosso: la “gente” che prende le decisioni, con i soldi di tutti, ha in testa pesanti macigni di responsabilità e non sembra sentirne il peso e il dolore; spesso è invece seccata dalla “gente” che vorrebbe controllare le ragioni collettive delle decisioni prese. C’è poi “gente” che vorrebbe il pubblico trasporto per la “gente” ma ben si guarda dal farne uso. C’è addirittura “gente” che vorrebbe il pubblico trasporto a proprio uso e consumo, nei luoghi e orari a sé più funzionali; e qualcuno ha anche inventato appositamente i servizi a chiamata, ulteriori dispendi di energie a scapito della possibilità di creare linee con cui cercare vera e importante utenza.
Molto potremmo fare tutti noi, 380 mila cittadini della Provincia di Pesaro-Urbino, per realizzare il sogno del pubblico trasporto; nel nostro interesse! Per questo vorrei dare l’arrivederci a tutti i gentili e coraggiosi lettori di questa lunga lettera. E’ un arrivederci in corriera, almeno per una volta. Forse non potremo vederci sulla stessa corriera ma comunque potremo unire i nostri pensieri: ogni volta che saliremo (anche fosse una sola volta) proviamo a pensare a chi ha scelto di salire sempre; pensiamo anche che nessuno di noi è esonerato dal farlo, nell’interesse proprio e di tutta la comunità. Pensiamo infine a tutte le acide polemiche contenute in questo scritto e che, salendo in corriera almeno una volta, forse potranno sembrare polemiche un po’ meno acide e un po’ più realistiche.
In particolare vorrei dare l’arrivederci in corriera a un po’ di persone che ho conosciuto nei convegni sul pubblico trasporto e/o attraverso lo scambio di carteggi vari: si tratta di pubblici amministratori, funzionari, imprenditori, esperti consulenti e autorevoli sindacalisti.
Vorrei dare l’arrivederci in corriera anche a persone comuni che qualche volta hanno pensato che il pubblico trasporto sia cosa per poveracci; sono sicuro che smetteranno di pensarlo, anche se i fatti sembrerebbero dar loro ragione.


Grazie a tutti per l’attenzione.

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