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mercoledì 23 dicembre 2009

Massimo Papolini, un bilancio dei primi sei mesi di attività in Provincia


Pubblichiamo una bella e ricca riflessione del consigliere provinciale Massimo Papolini

Ciao a tutti,

voglio approfittare per fare alcune riflessioni con voi e un piccolo bilancio dei miei primi 6 mesi di attività in Provincia. Ovviamente in campo politico ho tutto da imparare, è per questo che in questo periodo, pur non rinunciando a dire la mia, ho ascoltato con grande attenzione ogni discorso, intervento, ordine del giorno, interrogazione, interpellanza, ecc., cercando di conoscere gli aspetti proposti e al contempo cercando di leggere tra le righe.
Posso innanzitutto dirmi molto fortunato per un’attività che trovo molto stimolante e che mi da fortissima motivazione, anche se a volte toglie spazio alla famiglia (questa è la nota dolente). Ringrazio quindi Italia dei Valori per avere creduto in me fin da subito ed in particolare Davide Rossi che mi ha proposto la candidatura (che in un primo momento avevo rifiutato).


Devo altresì dire che il Consiglio Provinciale è un luogo privilegiato, un fantastico osservatorio per poter conoscere persone e fatti e per leggere anche in chiave politica la nostra Storia contemporanea.

Raramente mi è capitato di ascoltare interventi banali, il più delle volte ho attinto qualcosa di nuovo e oggi mi sento più consapevole del mio ruolo e di come la gente mi guarda. Mi sono reso conto che “noi dell’Italia dei Valori” come direbbe il nostro Grande Presidente siamo diversi da tutti gli altri e che la nostra vita non sarà mai una passeggiata.

Gli ultimi giorni in particolare mi hanno fatto maturare, la vicenda dell’amico Thomas Olivieri è stata emblematica, la presa di posizione di alcuni membri del PD e del PSI hanno confermato i miei sospetti.

La mia amara conclusione è che molti non ci perdoneranno mai.

Come possono perdonarci gli ex democristiani? Come possono perdonarci gli ex e gli attuali Socialisti?

Di Pietro, ha fatto quello che non doveva, come magistrato ha rotto il giocattolo e ora come politico, insieme a tutti noi che lo seguiamo vuole realizzare un programma fondato su modello di società trasparente senza spazio per chi antepone i propri interessi personali. Sia chiaro questo non significa che noi non commettiamo errori, o che tra le nostre fila non si inseriscano talvolta personaggi molto dubbi, l’importante è allontanare questi soggetti una volta conosciuto il loro vero volto.


L’impressione, è che ancora oggi molti credono che, in fondo in fondo, la politica è quell’area protetta in cui una élite privilegiata può permettersi ogni nefandezza, può agire al di sopra della legge, proprio per il fatto di essere intellettualmente superiore. Non parlo solo del PDL, anzi, di loro posso dire che il senso critico verso i propri eletti lo perdono in fase di tesseramente, il loro leader e i suoi scagnozzi possono dire, fare o non fare qualsiasi cosa, sono “unti dal Signore”, pertanto le loro cadute sono sempre giustificate dal contributo enorme che danno alla Nazione (anche se un enorme distinzione va fatta tra berlusconiani e finiani almeno nelle dichiarazioni, ma finchè i secondi fanno solo finta di dissociarsi e non compiono passi concreti, per me sono tutti uguali); parlo soprattutto degli altri partiti, in tutti esiste un’area, soprattutto quella più datata, quella più “realistica” che non ci perdonerà mai. In fondo queste persone hanno dovuto riciclarsi, riadattarsi, cambiare pelle, giustificarsi, cambiare opinione, fare mea culpa, pentirsi, trovare nuovi punti di riferimento, ricominciare da capo, perdere la verginità, riconoscersi peccatori.

Ecco allora che ogni volta che metteremo un piede in fallo, avremo sempre un esercito di persone per bene che ce lo faranno notare e con grande violenza.

Ragionando non mi meraviglio di tutto ciò, in fin dei conti tangentopoli non è stata certo alimentata dalla politica, ma un’opinione pubblica che ha mantenuto la giusta tensione perchè la politica non intervenisse. Basti ricordare la retromarcia in occasione del decreto salva-ladri, emantato il giorno della semifinale del Campionato Mondiale, in cui l’Italia battè la Bulgaria il 13 luglio 1994. Il decreto favoriva le scarcerazioni dei politici e quando l’opinione pubblica ne vide gli effetti (scarcerazioni dei primi politici), minacciò la rivolta ed il decreto del ministro Biondi venne frettolosamente ritirato. Ma era solo questione di tempo, le denunce, le ispezioni ed un inevitabile allentamento del controllo dell’opinione pubblica spense la voglia di giustizia e la motivazione del pool.

Mi chiedo spesso, ma ne vale la pena? E’ possibile essere sempre additati? Si può essere quasi sempre soli? Ma stiamo facendo la cosa giusta?

Oggi come ieri rispondo SI.

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