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martedì 29 dicembre 2009

La grave crisi economica nel pesarese, le previsioni ora confermate anche dai dati. Numeri in rosso per ordinativi, esportazioni e accesso al credito


Secondo gli indicatori va peggio che nel resto delle province della regione. Numeri in rosso per ordinativi, esportazioni e accesso al credito

PESARO - Continuano a chiudere imprese, le esportazioni crollano, diminuiscono ordinativi e posti di lavoro, aumentano le sofferenze delle imprese nei confronti del sistema bancario, cresce il ricorso alla cassa integrazione, cala la fiducia degli imprenditori nel futuro. Il quadro economico in provincia di Pesaro e Urbino relativo al secondo semestre 2009, considerato ormai da tutti gli analisti come l’anno più buio degli ultimi decenni, risulta caratterizzato da una forte negatività.
Le previsioni che la CNA di Pesaro e Urbino aveva ipotizzato già qualche mese fa si stanno purtroppo realizzando anche sulla scorta dei dati, non ancora definitivi, relativi al secondo semestre dell’anno e presentati stamane nel corso della conferenza stampa di fine anno dell’associazione. Si diceva del mese di dicembre come punto più basso della crisi, dove solitamente si sommano le chiusure delle attività all’Albo delle imprese. Una sommatoria che spesso accomuna cessazioni naturali di attività, variazioni, e aziende che invece, a causa del perdurare della crisi, chiudono per difficoltà.

Quest’anno, dopo anni di continua crescita, il saldo tra mortalità e nascita di imprese è negativo, seppure in ragione di 78 imprese e comunque si delinea già ora come uno dei peggiori a livello regionale perché le cessazioni, per la prima volta, superano le iscrizioni. E non pare che questo inarrestabile trend negativo sia destinato a cambiare rotta, almeno nei primissimi mesi dell’anno. Del resto gli ordinativi continuano a stagnare se non addirittura a crollare compresi in una forbice che oscilla tra un 20 fino ad arrivare a punte del 50-60% in meno.
I settori della provincia più in difficoltà risultano essere quelli della meccanica, della nautica, dei mobili e arredamento, del tessile-abbigliamento, delle costruzioni e dei trasporti. Unico segnale in controtendenza è dato dal settore alimentare e da quello turistico. Dati che del resto vengono confermati anche dalle esportazioni.
In provincia di Pesaro e Urbino, infatti la diminuzione delle esportazioni è ancora più marcata del dato regionale. Rispetto al 2008, nei primi tre trimestri del 2009 le esportazioni dei mobili sono calate del 32,8% e del 32,6% quelle dei prodotti in legno. Giù anche il dato relativo alla nautica (la seconda per importanza nelle esportazioni dopo i mobili) con un 13,7% in meno. Sorprendentemente negativo il dato sulla meccanica e sulle macchine per la formatura di metalli e altre macchine utensili (la terza voce per importanza tra le esportazioni pesaresi) con un pesantissimo -61,7%. Calano oltre la media anche le esportazioni di altre macchine di impiego generale (-32,8%) ed in generale tutta la manifattura pesarese. In affanno anche il settore del costruzioni dell’edilizia e dell’impiantistica che aspetta segnali di ripresa con l’attuazione del piano casa e con forti investimenti nel settore dell’energia verde.


In questo quadro piuttosto sconsolante, continuano ad aumentare i licenziamenti, il ricorso alla mobilità e agli ammortizzatori sociali. Le ore di cassa integrazione sono aumentate del 7-800% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Mentre il grado di difficoltà aumenta ancora di più per le piccole e piccolissime imprese che non possono fare ricorso agli ammortizzatori sociali.
Tutto questo mentre aumentano le insolvenze dei clienti e l’accesso al credito. Oltre il 61 per cento delle imprese con più di 10 addetti si trova infatti ad affrontare una o più situazioni di difficoltà. I problemi maggiormente segnalati sono l’insolvenza dei clienti (43,5%), le difficoltà di accesso al credito bancario (60,5%). Mentre il 39% delle imprese dichiara di avere problemi nella commercializzazione dei prodotti.

Questo il quadro poco edificante relativo al 2009. La CNA di Pesaro e Urbino, associazione che raggruppa oltre 6mila imprese nella provincia e prima organizzazione per numero di aziende aderenti, in questi mesi ha più volte sottolineato la gravità di questa situazione sottolineando come questa crisi, i cui effetti sono evidenti, non sia affatto conclusa. Certo non mancano dei segnali di ripresa, sparsi un po’ a macchia di leopardo, ma si tratta di piccoli e brevi sussulti in un quadro generale ancora fortemente negativo. Sbaglia chi guarda troppo pessimisticamente al futuro ma anche chi, irresponsabilmente, afferma che il peggio è alle spalle. In questa situazione occorre lavorare ed aumentare l’impegno in favore di una ripresa che sia caratterizzata da prospettive di lunga durata e da una maggiore programmazione. La CNA di Pesaro e Urbino ha da tempo suggerito alcune soluzioni anche a livello territoriale come ad esempio la creazione di liste comunali di imprese che possano lavorare ad appalti pubblici con importi inferiori ai 500mila euro, la costituzione di una rete di imprese specializzate in green economy ed energie alternative, la creazione di network tra imprese che lavorino nel campo dell’internazionalizzazione.

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